giovedì 10 gennaio 2008

Fantafinanza

Erano le settimane che indicavano l'approssimarsi dell'estate ed ogni mattina prima di andare in ufficio preparavo il piano di lavoro e guardavo Bloomberg Tv. Con quotidiana frequenza i media mi aggiornavano su una forsennata gara di scambi e acquisti di società, unità e fondi immobiliari da parte delle più importanti banche d'affari USA. Già da qualche mese Merrill Lynch, Morgan Stanley, Goldman Sachs continuavano a comprare e , spesso, scambiarsi (Io vendo a te, Tu vendi a Me) investimenti nel settore immobiliare, nonostante l'evidentissimo timing del tutto inadeguato: vi erano, infatti, già le prime avvisaglie , dall inizio del 2007, di concrete chances di Credit Crunch, ovvero di problematiche relative a crediti facili, principalmente correlati al settore immobiliare, concessi negli States. Oltre a questo, a meravigliarmi era il contesto economico, del tutto inadatto ad allocare investimenti nel settore immobiliare, con le commodities che salivano a razzo e l'inflazione reale (tralasciamo per pudicizia, i dati ufficiali macroeoconomici che quotidianamente ci vengono forniti, poichè a volte sfiorano l'offesa all'intelligenza) che era a livelli vicini alle due cifre, fattore notoriamente negativo per il settore immobiliare. Oltretutto erano ormai due anni che si parlava di bolla speculativa Immobiliare negli States, e come in tutte le bolle speculative, una gran parte degli acquisti erano ormai effettuati su base levereggiata, ovvero a credito, per puro scopo speculativo di breve termine, attratti dalla continuità e costanza nella salità delle quotazioni del settore immobiliare del periodo 2000/2006.
Si sa tutto il mondo è paese e come qui in Italia si sente dire "il mattone è sempre il mattone" o " le quotazioni delle case vanno sempre su" o ancora "l'investimento più sicuro è il mattone", certamente anche negli States i commenti erano simili, ed è vero, sino a quando il mattone non lo prendi in testa, allora si che fa male e volendo anche più del mercato azionario, poichè (fattore generalmente trascurato dai Non professional) l'investimento immobiliare ha in se un fattore che eleva il rischio notevolmente, ovvero la mancanza di un mercato ufficiale dove vendere e comprare case e uffici o ville, e quindi è di fatto il mercato più illiquido che vi sia, con tempi di transazione lunghi e incerti, spese ingenti assai influenti sul risultato finanziario finale e tutta una serie di altre possibili incognite (qualità dell'immobile, problematiche connesse allo stesso,etc...) che possono non presentarsi nell'immediato, ad ingrandire le difficoltà dell'operare nel settore immobiliare, che comunque non si differenzia dagli altri settori della finanza, e che pertanto rientra in normali cicli ribassisti e rialzisti.
Una differenza in più, in negativo negli States , rispetto l 'Italia, che emerge solo oggi, è data dal fatto che molte persone hanno addirittura comperato la seconda o terza casa senza avere alcuna affidabilità finanziaria e dando, magari, in pegno l'immobile già comprato a debito, generando così una sorta di catena di Sant Antonio immobiliare.
In Italia il sistema bancario risulta, invece, più solido. Non è certo per via di particolari capacità dei manager del settore che, anzi, mancano generalmente di personalità e di consapevole intraprendenza, soprattutto nel settore Investment banking, dove poco si fa, e quando si innova lo si fa scimmiottando gli anglosassoni, in un approccio che somiglia a quello delle mafie nei loro territori, ovvero cercare di mantenere lo scenario il più stantio possibile piuttosto che evitare un evolversi incontrollabile del mercato in direzioni alle banche sconosciute (data appunto la scarsa capacità nel settore del management residente in Italia). La solidità del sistema bancario italiano è stata piuttosto assicurata da un passato di forte capacità di risparmio degli italiani (risparmio peraltrospesso bruciato sistematicamente da banche e sim, cronicamente incapaci di gestirlo in maniera etica) e da regole relativamente rigide e conservatrici, che mi hanno trovato per lo più concorde, riguardanti le peculiarità del credito e del patrimonio delle banche stesse, imposte da Bankitalia.
L'ondata di acquisti sfasati avvenuti nel real estate era arrivata anche in Italia, protagonisti Goldman Sachs e Morgan Stanley che si "scannavano" per comprare il fondo Tecla e quello Berenice, continuando ad alzare l'offerta per gli stessi, quasi che sotto le fondamenta degli immobili di Tecla fosse stata sistematicamente riscontrata la presenza di petrolio e altre preziose materie prime, o che Berenice fosse una donna di inestimabile bellezza e uniche capacità ammalianti. Non dobbiamo quindi andare lontano per toccare con mano questa strategia antiforatura della Bolla speculativa esistente nel credito e nelle quotazioni del real estate.
Chi mi leggeva quotidianamente su vari primari siti finanziari nel 1999 /2000 sa bene che in quegli anni avevo indicato come fosse in atto un inversione di lungo termine : Commodities (materie prime) Sù e Azioni giù; ovviamente a quei tempi per mercato azionario si intendeva USA ed Europa, perchè gli altri mercati contavano per il 5% rispetto alla massa globale dell'azionario nord americano ed europeo, messi insieme.
Sulla prima previsione, c'è poco da dire, indubbiamente era risultata corretta e puntuale per sfruttare anche le ultime trappole ribassiste che volevano ingannare sull'ormai imminente partenza del ciclo rialzista, che ci farà compagnia ancora per molto; riguardo ai mercati azionari siamo ritornati sui massimi e quindi la mia previsione era di fatto errata. Questo poichè sono intervenuti due fattori:
1- Cina, India , Brasile e quindi tutti i mercati emergenti sono , finalmente e inaspettatamente, velocemente emersi, e sono una realtà economica e politica; di fatto la Cina è ormai in atto di soppiantare gli States come guida planetaria, e la loro domanda capiente e ruggente ha ristabilito un certo equilibrio nell'economia mondiale salvandoci dall'apatia della domanda determinata solo dall'economia europea o addirittura da quella, assai poco affidabile, americana. Le borse, quindi, sotto la spinta di questi nuovi membri del consumismo hanno compensato la carente spinta di domanda occidentale e hanno, così facendo, permesso alla stessa di riprendere quota, in un circolo virtuoso economico.
2-La mia previsione negativa per le borse era dovuta alla necessità di far definitivamente sgonfiare la bolla speculativa e finanziaria che sottostava alla crescita borsistica degli anni fine '90 e inizio 2000, avvenuta sotto la crescente rilevanza del credito concesso, del leverage finanziario da derivati, di utili aziendali supportati da un galoppante credito al consumo, con conseguente erosione, del risparmio e incremento del debito familiare, creatasi in un'economia che in varie maniere gonfiava a valore 10 qualcosa che di fatto aveva sottostante di valore 1 o 2 e che quindi, prima o poi a quel valore base, sottostante, doveva tornare. Iin parole povere, un'economia immersa in una bolla finanziaria globale, temporaneamente e in parte sgonfiatasi, ma subito riportata ai livelli precedenti, ed incrementata da svariati fattori (hedge funds, credito consumo, erosione risparmio, abbassamento salariale delle masse a favore del management e proprietà, diffusione derivati, svalutazione cronica del Dollaro USA).
L'economia americana ormai dagli anni '80 ha gradualmente basato il suo galleggiamento sul credito. Ma quando, a fine anni '90 , per la prima volta, anche l'Italia ha visto notevolmente ridursi la capacità di risparmio del privato (sino al 1998 assolutamente al di sopra della media mondiale) e ha teso a un incremento esponenziale del credito per consumi, allora il segnale era chiaro: si stava raggiungendo il limite e il difetto dell'economia americana stava passando in Europa. In poche parole, si stava raschiando il barile.
Come detto, Cina e mercati emergenti hanno in parte aiutato a reggere e stimolare le economie occidentali, ma vi ha contribuito anche un mutata visione della società e del lavoro, che ha determinato la autorevolezza e priorità degli utili aziendali sulle condizioni lavorative dei dipendenti, tanto che dal 2000 a oggi le aziende continuano a produrre utili crescenti e i dipendenti continuano a vedere erosi stipendio e condizioni lavorative (ore di lavoro, stabilità del rapporto lavorativo, influenza del lavoratore sui propri diritti,etc...) in una filosofia che potrebbe essere sintetizzata come : "Armiamoci e .. Partite!". In sostanza i dipendenti fanno i sacrifici, e gli imprenditori gli utili (quelli ufficiali sommati a quelli facilmente imboscati, in una prassi sempre più diffusa, da società quotate e non, in Svizzera e nei paradisi fiscali), in pratica, in linea con quanto citato sinora, anche per le aziende, grazie all'introduzione di leggi accomodanti (leggi Maroni, Biagi,etc), si è realizzato una sorta di leverage anche sul lavoro (ottengo a costo 1 ciò che sino a ieri avrei ottenuto a costo 10, e lo denomino flessibilità). Va precisato che questo approccio dannoso per molti e vantaggioso per pochissimi è stato a noi trasmesso da USA e dagli UK della Tatcher, e quindi nè i Maroni nè i Tremonti di turno possono attribuirsi meriti di invenzione della truffa; essi sono semplici autori di un plagio all'italiana che lima la già delicata situazione economica nazionale (tema assai vasto, con proiezioni molto negative e motivazioni radicate e non sradicabili: l'Argentina sino al 2003 è, per molti versi, l'esempio più calzante riguardo allo scenario italiano e il suo futuro).
In tutto questo, l'aspetto positivo, a parer mio e non solo, della discesa e contrazione delle quotazioni che era in corso nel periodo 2000/2003, non è avvenuto, ovvero non si è completato.
Greenspan & C. hanno azzerato i tassi di interesse così da pompare liquidità nel sistema finanziario e da far ripartire celermente le quotazioni borsistiche mondiali, impendendo ai mercati finanziari di scendere ulteriormente e quindi di spurgare l'eccesso di credito e di eliminare conseguentemente alcune cause della distorsione esistente tra l'economia espressa dalle borse e quella reale, sgonfiando nel tempo la Bolla finanziaria creatasi negli anni novanta.
Azzerando i tassi tale Bolla finanziaria si è immediatamente riallineata ai valori pre-Nasdaq shock e si è incrementata esponenzialmente, in una corsa alla creazione ed alla diffusione di strumenti derivati, alla proliferazione degli Hedge Funds che fanno gran uso di leva finanziaria, nel continuo spropositato rigonfiarsi delle quotazioni e dei multipli borsistici e nella diffusione della Bolla da vecchio e nuovo continente ai mercati emergenti.
Un esempio sintomatico: se si facessero i conti per benino sui derivati diffusi nella sola amministrazione pubblica italiana ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli ed è già troppo tardi per cercare di risolvere il problema, dato il debito enorme già sulle spalle dello Stato, da anni ormai, non più cronicamente riassorbibile.
Tutto questo è una certezza e oggigiorno quotidianamente le transazioni finanziarie non rispecchiano il valore del sottostante, dell economia reale, ma decuplicano (per mantenersi modesti nei valori, che in realtà sono superiori) tale valore, ovvero le Borse non rispecchiano più l'economia reale, ma sono un'immagine riflessa ingigantita.
C'è da aggiungere che nell'ultimissimo periodo Bernanke e gli uomini FED, soci di minoranza pur non essendo azionisti di Goldman Sachs, hanno recepito questa sempre maggiore vulnerabilità del sistema finanziario, certi che se il sistema si fermasse, o anche solo rallentasse al di sotto di certe velocità, allora collasserebbe. Per evitare una caduta verticale dell'economia siliconata si è incredibilmente deciso di tagliare i tassi di interesse negli States, anche se si era appena il 6% sotto i massimi di Borsa, e si è rinforzato il taglio con le borse appena reduci da nuovi massimi storici: non si era mai visto!
Alla situazione di fine secolo scorso si sono quindi aggiunti diversi fattori negativi e potenzialmente esplosivi: la Globalizzazione avvenuta (Cina, India, Brasile, sono dei protagonisti ormai) ha determinato il trasferimento della Bolla speculativa sull'economia cinese e dei paesi emergenti (con relativo rischio di negativo ritorno sulle stesse e soprattutto sull'economia reale, con lo scoppio Bolla), il Dollaro è in una fase di cronico indebolimento, voluto da Bernanke & C. e inizia a essere un problema globale (spinge l'inflazione in su a livello globale, determina squilibri valutari), i paesi occidentali sono decisamente più vulnerabili, ovvero dipendenti dai paesi emergenti per reggere la loro espansione economica, e sempre più retti da credito piuttosto che non da solido risparmio (che viene realizzato dal management e dalla proprietà aziendali e finisce in località off-shore invece che nell'economia locale) .
Diversi quindi i fattori attuali di distorsione del sistema:
- una completa mancanza di trasparenza,
- un'inutile e voluta azione da parte della FED di indebolimento del dollaro che genera diffusione di inflazione a livello globale e che rischia di spingere i detentori di debito americano (Cina in testa) a disfarsene per ricavarne almeno le briciole,
- una completa mancanza di etica sociale da parte dell'estabilishment finanziario americano che pur consapevole delle conseguenze del dollaro debole sul sistema finanziario mondiale, per salvaguardare interessi personali (bonus manageriali da centinaia di milioni di dollari) sacrificano gli interessi di miliardi di persone con disponibilità economica ridotta e su cui ricade il peso dell'inflazione crescente da loro volutamente disinibita,
- l'incredibile accondiscenza da parte del FMI della banca mondiale nei confronti dell'assurda politica monetaria americana,
- il continuo aumentare della pressione fiscale sugli stessi strati sociali cui si diminuisce la remunerazione salariale,
- la mancanza di regole serie e rigide che vietino l'uso di società off-shore, soprattutto da parte di società quotate.
Un segnale di quanto poco trasparente e concreto il sistema finanziario sia, oggi più di ieri, è il fatto che Merrill Lynch, Goldman Sachs, etc, abbiano messo in atto ciò che in Italia era stato già fatto da Coppola, Ricucci, ed altri personaggetti poco furbi ma molto avidi per anni, sino a che non hanno pestato i piedi a sua maestà Geronzi, ovvero il Re Finanziatore e salvatore delle Casse dei DS e di Fininivest nei momenti passati di crisi nera e che, quindi, può ora incassare la cambiale con tutta la politica italiana ai suoi piedi e regnare incontrastato, accaparrandosi la presidenza Mediobanca, oggi, Generali, domani, alla faccia delle vicende giudiziarie che lo vedono indagato e sfacciatametne colpevole.
Ritornando alle righe iniziali, quindi, possiamo certamente dire che la recente storia italiana della finanza ci illumina su quelle transazioni sproporzionate (io compro a 10 il tuo fondo immmobiliare che sino a ieri valeva 5; tu compri da me quel fondo immobiliare con il 50% di ricarico, e così via, in un allegro pompare le quotazioni in maniera fraudolenta), spropositate (perchè come detto il credit crunch albeggiava, e perchè nel contesto economico attuale il settore immobiliare era il luogo meno interessante dove, oggettivamente, enti coscienti e capaci, potessero volontariamente e onestamente investire), avvenute qualche mese e settimana prima dello scoppio del caso Credit Crunch negli USA. Ci fa, quindi, pensare che servissero, probabilmente, a:
-reggere e gonfiare ulteriormente le quotazioni immobiliari,
- nascondere il cattivo stato di salute del settore con transazioni insuflattive che supportassero quotazioni e sentiment nei confonti dello stesso. Sappiamo bene, infatti, come nell immaginario USA il sentiment dell opinione pubblica sia importantissimo, ancor più dei fatti, e questo la dice lunga su quale sia la visione americana anche dei mercati finanziari, ovvero il rapporto tra economia reale e economia presunta.
- cancellare dubbi relativi al settore e al suo stato di salute,
- evitare, appunto, lo scoppio del credit crunch, mediante le operazioni sopraindicate.
Su questa azione evidente e malevola, non una virgola è stata scritta dalla morente stampa USA, nessuna azione giudiziaria è stata intrapresa nei confronti delle stesse investment bank.
Situazione non grave, ma gravissima, ma ancor più grave è che questo non sia una causa scatenante, ma semplicemente un indicatore dello stato di salute del sistema finanziario mondiale, e della completa mancanza di controlli e di etica, che, valori e ideali a parte, rappresentano una minaccia per chiunque voglia investire contando su supporto e rassicurazione di regole, enti di controllo e su moralità del sistema stesso.
Se la conformazione attuale del sistema finanziario capitalistico e il comportamento dei suoi protagonisti (banche centrali ed enti di controllo) non rassicurano, se la visione strumentale adottata dalla Cina in progetti di lungo termine rivolti alla conquista del dominio mondiale con un disegno portato avanti con visione militaresca pongono dubbi sulla sicurezza e invulnerabilità degli investimenti, se la visione della finanza mondiale sembra essere quella di un elefante in equilibrio su uno stecchino, c 'è da chiedersi se non sia opportuno operare scelte di investimento retrò: ovvero se non sia più opportuno comprar terreni agricoli, oro fisico, forme di investimento concrete e rassicuranti, tirandosi fuori dal gioco del torbido che pervade i mercati e il sistema finanziario stesso, nella sua ultima e recente evoluzione.
La mia esperienza mi dice che, dato lo scenario attuale e le sue conseguenza future, la scelta ripagherebbe anche in termini economici.

mercoledì 9 gennaio 2008

Plastitalia



Solite italianate: l'Italia è il più grande importatore mondiale di Petrolio (certamente sono pochi gli italiani che ne sono consapevoli) e non si cerca in nessuna maniera di invertire il trend, anzi si rinnovano gli incentivi auto, senza privilegia nuovi mezzi di trasporto ecologici.


da Repubblica.it


"Riprendete i cesti per le verdure"
Al bando in Cina le buste di plastica
Ogni giorno nella Repubblica popolare ne vengono utilizzate circa tre miliardi
Divieto previsto anche in Italia dal 2010, ma nessuno si sta muovendo

di VALERIO GUALERZI


Un supermarket in Cina
ROMA - Il mosaico dei provvedimenti presi dalla Cina nella rincorsa a uno sviluppo più rispettoso dell'ambiente si arricchisce di un'altra tessera. Dopo i severi limiti alle emissioni delle automobili (la legge del 2004 fissa regole più dure che negli Usa) e il boom delle fonti rinnovabili, le autorità di Pechino hanno annunciato la messa al bando della produzione di sacchetti di plastica. Il divieto, che scatterà dal prossimo primo giugno, riguarda le buste realizzate con materiale sottile (sotto i 0,025 millimetri di spessore), mentre quelle più spesse e resistenti potranno continuare a essere usate. I negozianti saranno obbligati però a farle pagare ai consumatori, indicandone chiaramente il prezzo alla cassa, dissuadendoli quindi da un uso indiscriminato.

Secondo alcune stime, in Cina ogni giorno vengono utilizzati circa tre miliardi di sacchetti. Una quantità immensa, che crea al Paese due diversi ordini di problemi. Il primo è naturalmente quello dello smaltimento di questa enorme quantità di plastica che spesso nel giro di poche ore si trasforma in spazzatura. Il secondo è legato alla necessità di ridurre le importazioni petrolifere. Per produrre il suo fabbisogno di buste, la Cina deve raffinare ogni anno 5 milioni di tonnellate di greggio (37 milioni di barili). Difficile quindi pensare a una semplice coincidenza tra il varo in fretta e furia della nuova legge e il crescere delle preoccupazioni per l'impennata del costo del petrolio, con lo sfondamento della soglia psicologica dei 100 dollari al barile.

"Il nostro Paese consuma enormi quantità di buste di plastica ogni anno. Se da un lato rappresentano una comodità, dall'altro hanno provocato un grave inquinamento e uno spreco di risorse ed energia, per via del loro uso eccessivo e del mancato riciclaggio. Dobbiamo incoraggiare le persone a ritornare all'uso delle buste di stoffa e dei cesti per le verdure", si legge nella nota del governo sul suo sito web.

La decisione di Pechino allunga la lista dei Paesi che hanno deciso di dichiarare guerra ai sacchetti non biodegradabili. La messa al bando parziale o totale delle buste sintetiche è stata già avviata, con diverse date per lo stop definitivo, in Francia, in Uganda, in Australia, in diverse città degli Stati Uniti e in Bangladesh, dove il provvedimento è stato varato nel 2002 quando si è scoperta la responsabilità dei sacchetti di plastica nell'intasare il sistema di deflusso delle acque, aggravando drammaticamente i danni delle frequenti alluvioni. Del problema sta discutendo anche la municipalità di Londra, mentre l'Irlanda ha preferito cercare di centrare l'obiettivo della loro riduzione con una supertassazione.

La piaga del dilagare dei sacchetti è stata affrontata anche in Italia, ma con le solite ambiguità e contraddizioni. La passata legge finanziaria ne fissava la messa al bando per il 2010, motivando la scelta sia con la necessità di ridurre la produzione di rifiuti, sia come forma di incentivazione all'industria nazionale dell'agri-tech attraverso la produzione di surrogati di origine vegetale. "Ma nell'anno appena trascorso non è stato fatto neppure un passo per rendere operativa questa scelta", denuncia il coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente Stefano Ciafani. "Il 2010 - aggiunge - è praticamente dopodomani mattina, ma né il ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio né quello dello Sviluppo Economico Bersani hanno dato disposizioni per organizzare la necessaria filiera agricola e industriale".

venerdì 4 gennaio 2008

Napo rosso capo


da Repubblica.it:
"RIFIUTI: NAPOLITANO, SONO ALLARMATO
"Sono allarmato, non sono preoccupato per la situazione dei rifiuti a Napoli". Cosi' il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, risponde ai cronisti uscendo da un bar della piazzetta di Capri."

Mentre la Campania affoga (soltanto da 15 anni) nell'immondizia, mentre gli animali e le persone sono intossicate in tutta la regione (che vende in Italia e all'estero quantitativi mega di mozzarelle prodotte anche da latte inquinato), Napo rosso capo si dice "allarmato", e lo fa pasteggiando in un bar in Piazzetta a Capri: più che da presidente di repubblica è un atteggiamento da George Clooney o Bill Gates, e invece di gridare e incazzarsi con i politicotti (medesima categoria di appartenenza), per porre rimedio a una situazione da terzo mondo (che perdura da oltre 15anni e che definiscono di emergenza, invece che cronica) , ci mangiucchia su con i nostri soldi!
in Quirinale mangiano ghiande ... in Quirinale mangiano ghiande!
incazzatevi gente, incazzatevi!!